Turismo e tempo libero trainano la domanda

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Turismo e tempo libero trainano la domanda, ma i consumi restano deboli: luci e ombre nella congiuntura economica di inizio 2025

Secondo i dati dell’ultima Congiuntura Confcommercio (link al documento completo pdf),  l’inflazione ha mostrato un calo, scendendo dal previsto 2% al 1,6% a febbraio, ma i costi dell’energia restano un problema, con poche soluzioni a breve termine.

Nel complesso mosaico economico che caratterizza questo avvio di 2025, i dati diffusi da Confcommercio offrono una lettura articolata e, per certi aspetti, ancora ambivalente. Se da un lato il PIL mensile mostra una crescita tendenziale del +0,7% a marzo e si confermano buone performance in settori come turismo e tempo libero, dall’altro i consumi restano deboli, con una contrazione dello 0,9% a febbraio, trainata dalla flessione dei beni (-1,7%). Il dato positivo sui servizi (+0,7%) non basta a bilanciare l’andamento generale, ancora rallentato da un reddito disponibile che stenta a tradursi in nuova spesa.

Consumi ancora fragili, nonostante segnali di ripartenza

L’Indicatore Consumi Confcommercio (ICC), rilevato per il mese di febbraio 2025, segnala una dinamica negativa nel confronto tendenziale. Il -0,9% rispetto a febbraio 2024 è frutto di due andamenti contrapposti: da una parte i beni in calo marcato (-1,7%), dall’altra i servizi che continuano a crescere moderatamente (+0,7%).

La performance complessiva, però, va letta tenendo conto di fattori tecnici come il calendario: il confronto con il mese bisestile del 2024 penalizza le statistiche grezze. Infatti, nella metrica destagionalizzata, si registra un lievissimo aumento congiunturale e tendenziale dello 0,1%, segno che – al netto delle distorsioni – i consumi non sono in caduta libera ma restano stagnanti.

La vera criticità emersa riguarda la discontinuità tra reddito disponibile e consumi: gli italiani, pur avendo in media più disponibilità economica, non sembrano intenzionati a spenderla. Questo scollamento mette a rischio le prospettive di crescita, che per il 2025 puntano a un ambizioso +0,8% del PIL. Una meta che, allo stato attuale, appare ancora lontana.

Turismo e tempo libero trainano la domanda

A tenere vivo il fronte dei consumi sono soprattutto i servizi legati alla fruizione del tempo libero. Alberghi, ristoranti, trasporti aerei e comunicazioni registrano aumenti significativi. I consumi per la comunicazione, ad esempio, crescono del 5,3% su base annua, e quelli per la ristorazione e la ricettività del 1,3%. Anche l’abbigliamento mostra un segnale di ripresa (+1,4%), dopo i risultati deludenti dei saldi di gennaio.

Merita attenzione il dato parziale sulle presenze turistiche in Italia a gennaio, che segnano un +8% rispetto al 2024 e un +18,2% rispetto al 2019. Un segnale incoraggiante che riflette anche il contributo della domanda estera, sempre più rilevante per il settore.

Tuttavia, il quadro generale dei consumi resta eterogeneo. In forte sofferenza il comparto della mobilità (-5,9%), i beni per la casa (-1,3%), la cura della persona (-0,8%) e, inaspettatamente, anche gli alimentari e le bevande (-0,6%). L’automotive in particolare segna un drammatico -11,2% per la domanda di auto nuove, confermando un trend di crisi strutturale.

Inflazione sotto controllo: una buona notizia

Una delle notizie più incoraggianti riguarda il contenimento dell’inflazione. A febbraio il dato effettivo si è attestato all’1,6% (contro una previsione del 2%) e si stima un lieve rialzo all’1,7% per marzo. Il raffreddamento dei prezzi, soprattutto di alimentari ed energetici, è un fattore decisivo per alimentare la fiducia delle famiglie. Se l’inflazione rimarrà sotto controllo, sarà più facile innescare quel circuito virtuoso tra reddito e consumi che oggi appare inceppato.

Anche l’inflazione di fondo, sotto il 2%, conferma la stabilità del quadro e allontana – almeno per ora – i timori di una fiammata inflazionistica. Ma resta aperta la questione dei costi dell’energia, ancora eccessivi e difficili da governare nel breve termine, soprattutto per un Paese come l’Italia, fortemente dipendente dalle dinamiche internazionali.

La crescita c’è, ma serve un’accelerazione

Nel primo trimestre 2025, il PIL italiano è cresciuto dello 0,4% rispetto allo stesso periodo del 2024. Il dato di marzo, +0,7% tendenziale, conferma un trend positivo ma non sufficiente per raggiungere l’obiettivo annuo del +0,8% fissato dagli analisti. Una crescita, dunque, che esiste ma va alimentata. E non potrà più contare su correzioni statistiche favorevoli come avvenuto lo scorso anno.

Per riuscirci, è necessario agire su più fronti: incentivare i consumi, favorire gli investimenti, rilanciare l’export. In questo senso, Confcommercio sottolinea come un impulso esterno – ad esempio una decisa accelerazione nella riforma fiscale – potrebbe rappresentare un punto di svolta. Una riduzione delle aliquote per il ceto produttivo, in un contesto di crescente pressione fiscale (42,6% in media nel 2024), appare sempre più urgente.

L’export e la variabile USA

A gettare ombre sul quadro internazionale, intanto, ci pensa la minaccia americana di nuovi dazi. Anche se al momento le ipotesi paventate dall’amministrazione statunitense appaiono surreali – soprattutto alla luce del saldo commerciale favorevole all’Europa per i beni, ma sfavorevole per i servizi – è chiaro che ogni perturbazione nello scenario globale può avere effetti sull’economia italiana, ancora troppo esposta a impulsi esterni.

Nel 2023, l’Europa ha esportato verso gli USA beni per 504 miliardi di euro, ma ha importato servizi per oltre 427 miliardi. Il saldo netto è negativo per 52 miliardi di dollari, pari allo 0,18% del PIL USA: un impatto modesto che, si spera, possa essere gestito attraverso negoziazioni ragionevoli. Ma la sola ipotesi di una guerra commerciale è sufficiente ad aumentare l’incertezza degli operatori.

Un’analisi utile per il nostro territorio

Per il sistema economico della provincia di Cremona, i dati diffusi da Confcommercio rappresentano uno strumento di analisi prezioso. Se turismo e servizi culturali mostrano segnali di dinamismo – dati confermati anche dalle recenti performance delle imprese locali – è chiaro che settori come il commercio al dettaglio, l’automotive, gli arredi e l’elettrodomestico soffrono ancora. Anche a livello locale, i consumatori appaiono prudenti: il maggiore reddito disponibile non si traduce in spesa, ma in risparmio o cautela. Solo se si riuscirà a ridare fiducia alle famiglie, alleggerendo la pressione fiscale e rafforzando la percezione di stabilità economica, sarà possibile stimolare una ripartenza più decisa.

Conclusione: il 2025 si gioca sui consumi

Secondo Andrea Badioni, presidente di Confcommercio Provincia di Cremona, «la fotografia dell’economia italiana a inizio 2025 restituisce un quadro fatto di luci e ombre: da un lato elementi positivi come la tenuta dell’occupazione, la crescita del turismo e la stabilità dell’inflazione; dall’altro, una domanda interna ancora troppo debole. La vera sfida, anche per il nostro territorio, è quella di rimettere in moto il circuito reddito-consumi. I consumatori devono tornare a sentirsi sicuri, fiduciosi nel futuro e incentivati a spendere. Per farlo servono scelte politiche chiare, a partire da una riduzione della pressione fiscale sulle imprese e su chi produce valore. Solo così l’obiettivo di crescita del PIL potrà essere realmente raggiunto e il nostro tessuto economico, fatto di piccole e medie imprese, potrà agganciare una ripresa stabile e duratura. Turismo e tempo libero trainano la domanda e questa è una opportunità che, come Confcommercio Provincia di Cremona e territorio non possiamo sottovalutare, vista la specificità della nostra storia e delle eccellenze locali».

 

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