
Confcommercio Provincia di Cremona lancia un allarme chiaro e motivato contro i contratti pirata nel terziario, ovvero quei contratti collettivi sottoscritti da sigle prive di reale rappresentatività. Utilizzati per abbassare artificialmente il costo del lavoro, stanno mettendo a rischio l’equilibrio dell’intero sistema economico locale, alimentando dumping economico e concorrenza sleale.
Il terziario è il cuore pulsante dell’economia cremonese. Con oltre 14.200 imprese e più di 91.000 addetti, rappresenta il motore della ricchezza e della tenuta sociale del territorio. Non si tratta solo di commercio o turismo, ma anche di servizi avanzati, logistica, digitale, attività professionali: settori dove la qualità del lavoro, le regole e le persone contano più che mai.
Il fenomeno dei “contratti pirata”, secondo i dati del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro), è sempre più allarmante: su oltre 1.000 contratti collettivi, più di 250 riguardano il terziario, ma solo una quarantina hanno una reale applicazione e appena 18 sono firmati da CGIL, CISL e UIL. Gli altri, spesso non rappresentativi, generano un divario retributivo annuo lordo tra i 3.000 e gli 8.000 euro, con gravi ripercussioni anche a livello contributivo.
“Non possiamo più far finta di niente,” dichiara Stefano Anceschi, Direttore Generale di Confcommercio Provincia di Cremona. “Dietro a numeri e sigle ci sono persone. Immaginiamo due camerieri nello stesso ristorante: stessi turni, stesse mansioni. Uno guadagna 1.400 euro con un contratto Confcommercio firmato con i grandi sindacati, l’altro solo 1.000 euro con un contratto pirata, senza welfare aziendale né formazione. È dumping sociale, non solo economico.”
Il rischio, sottolineano da Confcommercio, non riguarda solo la sfera etica o giuridica, ma anche quella economica: chi adotta contratti non rappresentativi si espone a sanzioni, contenziosi legali, perdita di benefici fiscali e contributivi, esclusione dai fondi di bilateralità.
“Applicare un contratto non rappresentativo non è solo una scorciatoia scorretta,” spiega Andrea Badioni, Presidente di Confcommercio Provincia di Cremona. “È un boomerang che può colpire duramente l’azienda stessa. Non si costruisce sviluppo economico su fondamenta fragili o logiche opportunistiche.”
Il problema tocca in modo particolare anche il settore della ristorazione, come evidenzia Alessandro Lupi, Presidente di FIPE (Federazione Italiana Pubblici Esercizi):
“Nei pubblici esercizi, i contratti pirata sono particolarmente diffusi. Fipe ha pubblicato un nuovo manuale contro il dumping contrattuale: uno strumento concreto per tutelare imprese e lavoratori. Difendere la legalità contrattuale significa proteggere chi lavora seriamente e valorizzare il nostro settore.”
Confcommercio Provincia di Cremona ribadisce che i contratti sottoscritti con CGIL, CISL e UIL garantiscono certezze e strumenti utili per imprese e lavoratori: gestione degli orari, flessibilità stagionale, accesso alla bilateralità (formazione, sanità integrativa, sicurezza sul lavoro).
“Difendere i contratti legittimi significa proteggere le persone, il valore delle imprese e il futuro stesso dell’economia cremonese” conclude Badioni. “Non possiamo permettere che chi rispetta le regole venga spinto fuori mercato da chi gioca sporco sui diritti e sui salari”.
Per questo, Confcommercio Provincia di Cremona continuerà a lavorare con determinazione per supportare le imprese associate, promuovere la cultura della legalità e collaborare con istituzioni e organi di controllo nel contrasto a ogni forma di dumping contrattuale.
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