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Contro le commissioni troppo alte e ormai insostenibili
Per tutta la giornata del 15 giugno i pubblici esercizi e i negozi di alimentari aderenti a Fipe e Confcommercio non accetteranno alcun pagamento tramite buoni pasto. Un blocco necessario per far arrivare alle Istituzioni l’appello, troppe volte ignorato, per una strutturale riforma di un sistema che, a causa delle commissioni al 20%, non è più economicamente sostenibile. A questa iniziativa, oltre a bar e ristoranti, aderiscono anche le imprese della distribuzione commerciale, dai piccoli esercizi di vicinato fino a supermercati e ipermercati della distribuzione organizzata. Un fronte comune e trasversale che dà forza alle ragioni di chi, oggi, ritiene indispensabile e urgente un cambio di rotta.
Lupi: “Una tassa occulta. In alcuni casi supera il 20%”
“Con questa giornata di sospensione del servizio vogliamo sensibilizzare i lavoratori e più in generale i consumatori sulle gravissime difficoltà che le nostre imprese vivono quotidianamente a causa delle elevate commissioni che dobbiamo pagare sui buoni pasto. – dichiara Alessandro Lupi, presidente provinciale di Fipe Confcommercio – Parliamo di una vera e propria tassa occulta che supera anche il 20% del valore del buono. La nostra è una protesta che ha l’obiettivo di salvaguardare la funzione del buono pasto perché se si va avanti così sempre meno aziende saranno disposte ad accettarli. Insomma, il buono pasto rischia di diventare davvero inutilizzabile. C’è bisogno di una vera riforma che renda il sistema economicamente sostenibile anche per le nostre imprese che in fin dei conti sono quelle che danno il servizio ai lavoratori. Ma è altrettanto urgente far sì che la prossima gara Consip da 1,2 miliardi di euro non venga aggiudicata con gli sconti delle precedenti perché saremo sempre noi a pagarli!”
Anceschi: “In questo modo si annulla l’utile per le imprese”
“Dobbiamo pensare ai buoni pasto come un servizio, utile a far vivere la città – conferma Stefano Anceschi, direttore generale di Confcommercio Cremona – Stiamo progressivamente tornando alla normalità, dopo i mesi dello smart working. Le nostre imprese hanno, da sempre, cercato di contenere quanto possibile i costi. E la marginalità è così ridotta da non consentire commissioni così importanti. L’aumento dei costi energetici e quelli delle materie prime hanno ulteriormente accresciuto le difficoltà. Ormai la logica di garantire un servizio, sperando in tempi migliori, supera di gran lunga quella dell’utile. Ma questa situazione non può essere sostenuta troppo a lungo. Ed è giusto il disagio di chi, senza una vera ragione, deve versare commissioni tanto elevate a fronte di guadagni inconsistenti. Credo che una riforma del sistema risponda, prima che a ragioni economiche, alla declinazione di valori etici. Va riconosciuto il lavoro dei nostri imprenditori e va valorizzato il loro impegno nel mantenere le città animate e pulsanti di vita”
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