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Priorita: contrasto al Covid e difesa del tessuto produttivo

(foto da Mondo Padano online)

Guardiamo con enorme preoccupazione alle ulteriori restrizioni che il Governo sembra voglia introdurre con il prossimo Dpcm. Siamo contro un nuovo lockdown generalizzato, così come alle serrate nei fine settimana. È ormai evidente a tutti che le priorità sono due: il contrasto al Covid e la difesa del tessuto produttivo, tenendo insieme salute e ripresa dell’economia. Due emergenze senza precedenti, alle quali si aggiunge quella sociale, che impongono di alzare il livello di responsabilità da parte di tutti. Una responsabilità che non deve però essere declinata semplicemente chiudendo le realtà del nostro settore. Perché, ormai è dimostrato, non è lì che si sviluppa il contagio. Non si hanno, insomma, vantaggi dal punto di vista sanitario ma si scontano gravissime conseguenze sul piano economico. Più gravi di quanto si potrebbe immaginare.

In Lombardia, nel 2021, le perdite del terziario sono quasi due miliardi di euro

Una stima di Confcommercio Lombardia ha calcolato in almeno 1,7 miliardi di euro le perdite del terziario regionale a seguito delle chiusure alternate per zone rosse, gialle e arancioni dall’inizio del 2021. Nel dettaglio la Lombardia è stata 7 giorni in zona rossa, 23 in zona arancione e 28 in zona gialla. Numeri che ci devono indurre a riflettere prima di decidere ulteriori restrizioni. Tanto più che, per questa cifra enorme e approssimata per difetto, le imprese ancora non hanno ricevuto ristori e non sanno con precisione quando li avranno. E, sullo sfondo, restano anche le pesantissime perdite del turismo, con fatturati crollati dell’80%. Voglio riaffermare quanto il nostro presidente nazionale Carlo Sangalli ha ribadito, proprio pochi giorni fa, al ministro del Lavoro Andrea Orlando: nelle nostre imprese abbiamo adottato, anche con sacrifici economici considerevoli, protocolli di sicurezza adeguati e potenziati nel corso dei mesi e che oggi garantiscono i nostri dipendenti e i nostri clienti.

Imprese sicure per clienti e lavoratori

Da questa consapevolezza occorre ripartire anche per definire le nuove restrizioni. Consapevoli delle conseguenze che possono le restrizioni. Abbiamo già accennato al comparto del turismo, a quello della ristorazione. Ma ugualmente drammatica è la realtà del settore moda, che viene da due stagioni devastanti (e rischia sia così anche la prossima collezione primavera estate) con i magazzini pieni di merce invenduta che, trattandosi di prodotti di moda suscettibili a notevole deprezzamento se non venduti nella stagione, originando così un effetto di avvitamento della filiera della moda. Ecco perché, prima di pensare a nuovi lockdown occorre che siano  indennizzi adeguati e tempestivi per non far chiudere le imprese ora e farle crescere quando tornerà la normalità. E queste misure devono rispondere alle esigenze dei diversi settori e delle diverse dimensioni d’impresa, incluso il mondo delle professioni. A questo proposito, va individuato un meccanismo che superi il sistema dei codici Ateco, come peraltro è nelle intenzioni del governo, che non introduca tetti rigidi di ricavi e faccia riferimento sia alle perdite di fatturato annuo che ai costi fissi. Sappiamo che ci aspetta, una ripresa tutta in salita che va costruita con coraggio e determinazione, non scegliendo scorciatoie che, anziché risolvere il problema, lo spostano e (paradossalmente) lo amplificano

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