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Corrà: “così si blocca il sistema del credito alle imprese”.

“Le rigidità imposte dall’Europa al sistema bancario rischiano di bloccare il credito alle imprese con conseguenze pesantissime sulla ripartenza. Occorre intervenire subito, in particolare sul regolamento che disciplina il ritardo nei pagamenti, oggi fissato a novanta giorni. La situazione che stiamo vivendo ha chiesto a tutti flessibilità e un approccio nuovo all’erogazione dei servizi. Devono capirlo anche a Bruxelles. Anche sul tema del credito si devono allentare le maglie di norme e regolamenti”.

Richiesta congiunta con l’Associazione Bancaria Italiana

A lanciare l’allarme è Federico Corrà, presidente di Ascomfidi Cremona e vicepresidente vicario dell’associazione di Palazzo Vidoni, che riprende una nota che la Confcommercio nazionale, insieme alle altre realtà di rappresentanza e la stessa ABI, l’Associazione bancaria italiana, ha inviato alle istituzioni europee per chiedere di intervenire urgentemente su alcune norme in materia bancaria che, pensate in un contesto completamente diverso da quello attuale e caratterizzate da un eccesso di automatismi, rischiano di compromettere irrimediabilmente le prospettive di recupero dell’economia italiana ed europea. “Oggi stiamo vivendo una emergenza straordinaria – rilancia Corrà – Per riuscire a superarla è indispensabile andare oltre gli schemi del passato e avere una capacità di visione che consenta di concentrare gli sforzi di tutti verso il comune obiettivo della ripresa. Non possiamo continuare a vivere di ristori, peraltro pesantemente inadeguati, occorre creare le condizioni per una ripartenza solida e veloce. Lo abbiamo fatto come imprese, come associazioni di impresa, come realtà del credito. Ma occorre ora un cambio di passo da parte delle Istituzioni, in questo caso quelle europee”.

Come Ascomfidi abbiamo promosso il Credito Diretto alle imprese

“Il credito – si legge nella nota – ha assunto e assume un ruolo cruciale, nelle fasi più acute della crisi, per assicurare la necessaria liquidità alle imprese, private delle loro entrate o comunque investite da shock imponenti tanto dal lato della domanda quanto da quello dell’approvvigionamento dei fattori produttivi. Altrettanto essenziale, se non di più, sarà il supporto del credito nella fase successiva, per sostenere le imprese nel percorso di ripristino delle condizioni di economicità dei loro business, in condizioni di incertezza che rischiano di protrarsi per un lungo periodo”.

“Come sistema dei Confidi – spiega Corrà – abbiamo fatto tutto ciò che potevamo per ampliare le garanzie e consentire l’accesso alle risorse del decreto liquidità. Come Ascomfidi Cremona, insieme al nostro confidi regionale, abbiamo varato un progetto per il “credito diretto”, tanto sulla liquidità quanto sugli investimenti. Ma è importante che anche il sistema bancario deve essere messo nelle condizioni di poter sostenere le imprese. La lettera alle Istituzioni europee sottoscritta tanto dalle Associazioni di rappresentanza quanto dal sistema del credito, dimostra in maniera chiarissima come tutta la filiera stia chiedendo in maniera unanime provvedimenti che ritiene indispensabili”.

In particolare va derogato il limite dei 90 giorni di ritardo per essere classificati come “creditori deteriorati”

In particolare nel documento si evidenzia come “occorre che una serie di criticità nel quadro regolamentare bancario, debbano essere superate per evitare che situazioni di temporanea difficoltà delle imprese si trasformino in crisi irreversibili per effetto degli automatismi incorporati in alcune norme di primo e secondo livello e in una restrizione dell’offerta di credito esiziale nel contesto attuale”. “E’ necessario procedere immediatamente – spiega Corrà -ad alcune modifiche ed adattamenti temporanei, che consentano alle banche di offrire il massimo supporto all’economia reale nel momento in cui questo è la condizione per la tenuta del tessuto produttivo”.

Il documento, nel dettaglio, ritiene urgente intervenire sulle regole relative all’identificazione dei debitori come deteriorati (c.d. “definizione di default”). Il combinato disposto di una norma restrittiva, come quella che limita a 90 giorni il periodo di ritardo di pagamento ammesso, con l’applicazione, da gennaio 2021, di nuove e più restrittive soglie per gli importi scaduti, nonché i nuovi criteri per il trattamento dei crediti ristrutturati, rischiano di determinare la classificazione a default di un numero ingentissimo di imprese, comunque sane. Queste imprese perderebbero l’accesso al credito, con quello che ne consegue in termini di prospettive di ripresa.

“È indispensabile evitare che, alla classificazione di un credito come deteriorato, consegua in tempi troppo stretti e predeterminati l’imposizione di coperture a carico delle banche fino all’annullamento del valore del credito (c.d. “calendar provisioning”). Un approccio di questo tipo – che in generale induce le banche a restringere i criteri di concessione del credito – appare particolarmente dannoso in questo momento, in quanto introduce un incentivo perverso a favore della cessione del credito, al primo segno di deterioramento, al di fuori del circuito del mercato bancario regolamentato, invece di incoraggiare la banca ad accompagnare il cliente in un percorso di ristrutturazione. In ogni caso, queste norme debbono tenere conto dei rallentamenti, osservati in tutta Europa, nell’attività giudiziaria conseguenti alla crisi pandemica”.

Iniziativa nell’interesse delle imprese e delle banche

“Più in generale, – si legge nella nota – una serie di aggiustamenti mirati alle norme relative agli effetti delle operazioni di cessione di crediti deteriorati, alle cessioni tramite cartolarizzazioni, al trattamento degli NPL acquistati dalle banche, saranno essenziali per consentire una gestione meno traumatica da parte delle banche di quella quota di esposizioni che andranno comunque in default. Una corretta valorizzazione dei crediti è infatti nell’interesse non solo delle banche ma anche delle imprese”.

Regina: “Politica e Istituzioni abbiano il coraggio per sostenere la ripresa e credere nel rilancio del Paese”

“L’eccezionale severità della crisi richiede di intervenire con tempestività e pragmatismo, – conferma il segretario generale di Confcommercio Cremona Paolo Regina – attivando tutti gli strumenti necessari per limitare le conseguenze economiche e sociali. Siamo preoccupati perché, al contrario delle imprese, sembra mancare alle istituzioni la voglia di arrivare quanto prima alla ripartenza. Eppure i dati sull’economia confermano la deriva pericolosissima che abbiamo intrapreso. E da marzo con la fine degli ammortizzatori sociali la situazione potrebbe aggravarsi ulteriormente. Altri Paesi stanno facendo di più e meglio. Penso, solo per citare un esempio, alla Germania che ha acquistato trenta milioni di dosi di vaccino per poter arrivare prima all’immunità e far ripartire a pieno ritmo il Paese, puntando proprio sulle sue imprese. Non siamo d’accordo con chi afferma che l’acquisto e il numero di dosi condiviso (ma anche contingentato) tra i Paesi membri sia “stata e sia una bella pagina dell’Europa”. Noi pensiamo che questa serva semplicemente a legittimare un’Unione a due velocità, dove l’Italia rischia di essere nel gruppo di coda. Rischiamo un Paese senza più risorse e ancora bloccato dalla pandemia. L’appello è quello all’unità, all’ascolto anche delle richieste che arrivano dal sistema produttivo. Dare ascolto alle criticità che vengono evidenziate, sicuramente, aiuta ad evitare problemi maggiori, a creare coesione e fiducia in un futuro che appare comunque difficilissimo”.

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