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Il voto formale finale degli Stati membri in Consiglio Ue sul regolamento che fissa l’obiettivo dell’immissione sul mercato europeo solo di auto e furgoni a zero emissioni a partire dal 2035, originariamente previsto per questa settimana, è stato rinviato, ma Federauto non abbassa la guardia.

Stiamo vivendo in un momento di incertezza – spiega Cesare De Lorenzi, presidente Federauto Provincia di Cremona e vice presidente nazionale– l’ipotesi di uno stop europeo ai motori endotermici di nuova immatricolazione dal 2035 porta con se numerose perplessità. Troviamo che sia una scelta più ideologica che razionale che favorisce i competitors esterni all’Europa.

Usando una metafora – incalza De Lorenzi- l’impressione che abbiamo è che si sia deciso di cambiare il treno partendo dai vagoni e non dalla locomotiva, che si sia scelto un modo brutale per spingere verso l’elettrificazione dei trasporti.

I problemi per i consumatori

Federauto si concentra in particolare sulle ricadute che questa decisione avrà sulla vita dei consumatori.

Spiega De Lorenzi: “Il problema principale di questa scelta, risiede proprio nella mancanza di infrastrutture adeguate a rispondere ai bisogni dei consumatori: i paesi in cui avere una auto elettrica può risultare vantaggioso e competitivo sono quelli energicamente indipendenti, quelli che hanno l’energia nucleare, e dove è possibile ricaricare l’automobile con facilità. In Italia non abbiamo ancora una disponibilità energetica e di colonnine per la ricarica così importante da poter soddisfare tutti.

Per Federauto sarà fondamentale gestire anche l’aspetto economico della  transizione.

“Oggi con poco più di 10.000 euro è possibile comprare un’auto. Con l’avvento dell’elettrico i consumatori saranno costretti ad alzare il proprio budget a più o meno 28.000 euro.  Sarà importante favorire questa transizione anche con gli ecoincentivi, viene fatto in tanti paesi del nord Europa con contributi che arrivano fino al 50%, ad esempio per i taxi, ma si tratta di paesi in cui le infrastrutture a sostegno di queste politiche sono già piuttosto sviluppate. Se davvero questa è la strada che dobbiamo perseguire è necessario pensare di arrivarci con gradualità e con le giuste politiche di sostegno e promozione. Dovremmo anche rispondere a domande in merito al futuro: come produrre tutta l’energia necessaria? Come avverrà lo smaltimento delle batterie? Le nostre strade sono in grado di accogliere questo nuovo tipo di mobilità fornendo servizi adeguati?”.

A rischio filiera e occupazione

Sia chiaro – puntualizza De Lorenzi- non è nostra intenzione fermare il cambiamento di cui siamo disposti ad essere parte attiva ma vorremmo una maggiore razionalità da parte dei legislatori. Oggi il mercato  è composto dal 96% di auto termiche all’80%, il resto sono ibride senza spina ed in minima parte le plug-in, ibride con la spina, anch’esse con la forzatura in capo ai dealers : in mancanza di clienti, auto-immatricolare. Una deriva molto pericolosa che rischia di mettere a rischio di liquidità le nostre aziende, falsando di fatto la vera domanda della clientela.

Ripensare la proposta

Smettere di immatricolare nel 2035 significa fermare la produzione molto prima e spingere già da adesso i produttori a virare verso la produzione di mezzi elettrici, operazione non da poco e troppo repentina per molte aziende e per tutta la filiera. Questa fretta rischia di mettere a rischio una intera filiera e di conseguenza numerosi posti di lavoro in tutta Europa favorendo realtà extra CEE come la Cina che già adesso ha una assoluta leadership sulle batteria”.

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