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(Da la Provincia di mercoledì 19 gennaio 2022 – articolo di Andrea Setti)
“Liberiamodi dalla ‘gabbia’ delle ‘potenzialità inespresse’ dalla città (che ormai anziché alimentare la speranza genera rabbia e frustrazione)”
Dopo il vice sindaco Andrea Virgilio e il capogruppo della Lega in Consiglio comunale Alessandro Zagni, è ora la volta di Andrea Badioni, presidente di Confcommercio Cremona, a intervenire nel dibattito innescato dall’editoriale del direttore de La Provincia Marco Bencivenga sul futuro della città. «Da sempre cerchiamo di stimolare un dibattito sul futuro di Cremona e, dunque, non possiamo che guardare con interesse al forum di idee lanciato dal quotidiano e dal suo direttore. È un primo passo per liberarsi dalla ‘gabbia’ delle ‘potenzialità inespresse’ dalla città (che ormai anziché alimentare la speranza genera rabbia e frustrazione) e tradurre i risultati del confronto in azioni concrete. Alle suggestioni che usciranno occorre, insomma, dare le ali. Perché quello della ripartenza è un punto di svolta».
Un ruolo decisivo sull’orizzonte futuro della città non può che essere recitato dal mondo economico.
«Si rifletta sulla posta in gioco: la crescita o il declino. Ovviamente, come imprese, siamo determinati a lavorare per la valorizzazione di Cremona. Non possiamo sbagliare. Diversamente, a patire le conseguenze, non sarà solo la nostra vita, ma anche la nostra stessa città e le generazioni future. L’analisi del direttore Bencivenga evidenzia tutte quelle le possibili ‘leve di sviluppo’ sulle quali occorre insistere. Ogni linea indicata dall’editoriale merita di essere tradotta in azioni concrete» .
Quali, dunque, le prime mosse da attuare?
«Imponiamoci di sostenere una progettualità concreta e condivisa, di cambiare, di superare personalismi e interessi di parte, di guardare al futuro in modo nuovo. Perché l’approccio adottato fino ad oggi ci ha confinato in un presente nebbioso, ha reso Cremona una ‘bella addormentata’, un tratto tanto suggestivo quanto poco funzionale allo sviluppo. Lo stesso intervento del vicesindaco Virgilio indica un risveglio (che sottoscriviamo) ed evidenzia cosa si stia facendo. Siamo i primi a valutare positivamente l’impegno dell’Amministrazione che, anche grazie al mecenatismo privato, ha saputo dare slancio all’università o ai poli museali».
«Imponiamoci di sostenere una progettualità concreta e condivisa, di cambiare di superare i personalismi di guardare al domani in modo nuovo. Via l’immagine della bella addormentata»
Cosa serve per superare la crisi pandemica ?
«Macro progetti che vanno integrati con altri che arginino le perdite di funzioni della città. Questa esigenza è emersa con maggior vigore in epoca di pandemia, quando le attività economiche urbane si sono dimostrate presidi indispensabili per il benessere collettivo ma, al contempo, sistemi estremamente fragili. Per tali ragioni la tutela di questo capitale urbano, minacciato dalla drammatica crisi in corso, deve rappresentare una priorità non solo locale ma anche nazionale, per il rilancio economico del nostro Paese e per la vita stessa delle comunità come la nostra».
Confcommercio è ben consapevole delle difficoltà
«Cremona deve ripartire. In questo contesto di luci ed ombre, accanto alle iniziative che guardano al futuro, con la stessa concretezza dobbiamo riflettere anche sui dati che fotografano una oggettiva difficoltà. Come associazione di rappresentanza vogliamo richiamare indicatori che esprimevano un trend netto (e negativo) già prima dell’emergenza pandemica (e dunque la si può intendere come catalizzatore di certe dinamiche, ma non certo come origine delle stesse). Insomma sui dati che evidenziano problemi strutturali, non legati al contingente. Pensiamo a quelli sulla contrazione delle presenze in centro o, ancora, al turn over delle attività alimentato da un’idea confusa di liberismo d’impresa. Quello che vorrebbe semplicemente verificata l’equazione ‘una impresa un numero ’, quello dove il migliore vince sempre, quello che punta solo sulla concorrenza e non sul valore (non economico) che ogni realtà economica porta alla vita della città».
È anche una questione di «equilibrio»?
«In questi ultimi anni, troppe autorizzazioni di poli di media e grande distribuzione, aperture (quasi senza controllo) dei negozi con solo distributori economici e, infine, il proliferare di bar che sostituiscono un tessuto più variegato di attività. Quello con i poli di media e grande distribuzione è uno squilibrio che è diventato sempre più marcato nel corso degli anni. Oggi queste nuove strutture sono del tutto inserite all’interno del tessuto urbano. Sono diventate aree che non hanno più una destinazione legata al commercio o ai servizi ma sono diventati veri punti di aggregazione per i giovani. Hanno sostituito, o quantomeno integrato, le tradizionali piazze e vie del centro. Un problema difficile da risolvere ma che impone, per il futuro, una moratoria convinta a nuove autorizzazioni»..
«Se sapremo accrescere la concertazione e la coesione al di là delle idee che emergeranno avremo dato un impulso forte a un territorio che vuole crescere e che vuole andare oltre la situazione esistente»
Cosa chiedete alle istituzioni?
«Senza una regia, un piano sul commercio, si è finito con il danneggiare pesantemente la città. In questo modo, sempre meno, il tessuto urbano del centro riesce ad essere attrattivo. Innanzitutto per chi vi risiede. La ripartenza di Cremona deve puntare, innanzitutto, a ritrovare vitalità nel quotidiano. Si deve rigenerare il centro, come luogo delle attività economiche ma anche come spazio privilegiato di relazioni umane, di creazione di cultura, di condivisione identitaria e di rafforzamento del senso di appartenenza. L’impoverimento del centro è innegabile. Basta vedere la situazione del Tognazzi (e sul quale sembra avviato finalmente un percorso di rilancio), o alle tante gallerie d’arte scomparse in un paio di decenni. O, infine, al progressivo svuotamento, nel centro e nell’area pedonale, di tutte quelle imprese legate alla vita di ogni giorno (dal comparto alimentare alle edicole). Non bastano gli eventi, sui quali, come Confcommercio e Botteghe stiamo lavorando, peraltro con progetti fortemente caratterizzati, di richiamo per un pubblico non solo locale. Pensiamo a Stradj — realizzato con la direzione di Andrea e Michele, voci tra le più affermate del panorama radiofonico nazionale — e più in generale ai Giovedì d’Estate. Ma anche alle Luminarie parlanti d’autore, dedicate a Mina, che coniugano cultura e solidarietà. La vitalità nel quotidiano deve essere al centro (come priorità assoluta) di ogni progetto di rigenerazione o di rilancio».
Il rilancio passa anche dalla presenza di servizi efficaci.
«Contenere l’indebolimento della rete dei servizi che Cremona riesce a offrire è prioritario per il rilancio. Servono progetti che si integrino con quelli dell’università (con la loro freschezza legata alla gioventù), o alla promozione della filiera della liuteria e della musica (dalla costruzione degli strumenti alla formazione dei nuovi virtuosi), o, ancora, a tema dell’agroalimentare, quello della sanità, quello del polo espositivo. Affrontiamo questa sfida dello sviluppo coinvolgendo il tessuto economico e imprenditoriale, e rendiamolo (come stiamo facendo anche noi della Confcommercio) protagonista di uno sviluppo che coniughi la tradizione alla innovazione, che punti sulla transizione digitale, ecologica e demografica partendo proprio dai valori identitari della nostra comunità. Solo così potremo creare occasioni di sviluppo sostenibile, duraturo e inclusivo».
Si può tracciare una lista di priorità da affrontare?
«Proviamo a farlo rileggendo quelli che, da sempre, indichiamo come ostacoli strutturali. Pensiamo al tema della accessibilità rivedendo il tema della sosta, dei parcheggi corona o della mobilità urbana. Lavoriamo per sostenere le start up, anche quelle più innovative. Puntiamo, infine, su un riequilibrio delle diverse forme distributive. Ed evitiamo che tutte le aree dismesse diventino nuovi poli commerciali. Il tema della sosta, in particolare, appare una delle criticità più forti, quasi un limite insuperabile per il centro. La misura di quanto questo pesi sull’economia delle imprese cittadine lo ha restituito il Natale. Una città dove è impossibile la sosta, dove persino al parcheggio Marconi risultava insufficiente, con lunghissime code per l’accesso, ha di fatto dirottato i flussi sui centri commerciali. Quelli dove non ci sono problemi per lasciare l’auto, e per di più a costo zero. È vero che, come imprenditori, e come cittadini, dobbiamo essere convinti del valore aggiunto del centro, in termini di bellezza e unicità. Ma occorre anche trovare soluzioni (almeno parziali) al problema. E le si possono individuare nei parcheggi corona, comunque vicini o collegato al centro. Lavorando, per consolidare, poi, questa nuova forma di accesso e fruizione della città. Così come, nel quotidiano, dobbiamo pensare a favorire un riequilibrio tra gli spazi concessi ai residenti e quelli destinati ai city user, oggi decisamente troppo ridotti. E, analogamente, si impediscano gli ‘abbonamenti’ quotidiani per le zone di maggior pregio».
Cremona è bella. Può diventare bellissima
«Se Cremona è bella, inoltre, occorre un impegno più forte per valorizzarne il fascino. Penso al tema della pulizia urbana, del decoro, della vigilanza per garantire la sicurezza, per un più efficace sistema di raccolta di rifiuti. O, ancora, alla illuminazione. Insieme alla sfida sul rilancio di Cremona nel quotidiano lavoriamo per il turismo, perché la città su questo fronte ha potenzialità di sicuro interesse. Anche per questo (ma più in generale per sostenere le imprese anche artigiane ed industriali e per favorire l’occup azione, in un circolo virtuoso) occorre riaprire il confronto sulle infrastrutture. Guardiamo con un po’ di rammarico al Masterplan 3C, da troppo tempo fermo al palo per colpa della politica, non certo delle associazioni di categoria. Il traguardo è possibile, a patto di vincere da subito una battaglia: quella contro noi stessi. Rappresentare una parzialità non è un delitto. A condizione che l’interesse di questa parte non debba (anche per noi) arrivare prima del bene comune. Questo dibattito deve spingerci a remare, ancora di più, tutti nella stessa direzione: ad avvertire l’etica della responsabilità. Se sapremo accrescere la concertazione e la coesione — al di là delle idee che emergeranno —avremo dato un impulso forte ad un territorio che vuole crescere, che vuole andare oltre la situazione esistente. Ritroviamo – partendo da questo dibattito – il coraggio e la volontà di guardare alla città attraverso il parabrezza. E non attraverso lo specchietto retrovisore, crogiolandoci in ciò che siamo stati. Non continuiamo a far finta che il problema sia rimandabile. Perché questo significa continuare a guardarlo con lo specchietto retrovisore; fidandoci sole della bellezza di Cremona e di quanto la nostra comunità ha saputo fare fino ad oggi. È un’idea percorribile. Serve per realizzarla lo sforzo di tutti».
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